Uno psichiatra per amico

Il racconto di Renzo

Tempo di lettura: 2 min

Responsive image

Nel ‘78 iniziai a lavorare nel manicomio di Pergine dove conobbi un paziente di nome Giancarlo. Per tutti era semplicemente folle: pensava di essere il protagonista di una spy-story, costantemente perseguitato e minacciato da nemici invisibili che però erano ben presenti nella sua mente. Quando lo conobbi io, Giancarlo girava nudo per il reparto, mangiava con le mani, e si chiudeva in sè stesso.

Grazie alle medicine finalmente migliorò, iniziò a parlare molto con me e a chiedermi di poter tornare a casa; così decidemmo di dimetterlo e continuare a seguirlo nella sua abitazione aiutandolo a cercare un lavoro che potesse consentirgli di ritrovare dignità, scopi e voglia di vivere. Dopo il ritorno di Giancarlo a casa non solo ho continuato a seguirlo, ma con lui ho anche stretto un legame di amicizia: siamo andati più volte a pescare assieme al lago di Santa Giustina, cosa che Giancarlo amava fare.

Purtroppo nonostante gli sforzi, le lettere e le telefonate nessuno voleva assumere Giancarlo, il quale, nonostante sia un “gracile mentale abbastanza elevato” come recitano i referti medici, era abbastanza acuto per capire che quella che stava vivendo non era una vita degna di essere vissuta. Così dopo qualche tempo scomparve e il suo corpo venne ritrovato nel lago nel quale amava andare a pescare e sul sentiero che portava al lago un biglietto: “Viver a che po’?” (per cosa vivere?).

Dopo questa esperienza ho rafforzato la mia idea che la malattia mentale non vada curata solo con un trattamento farmacologico, e stando il più possibile a fianco della persona. E soprattutto ho capito che l’idea che psichiatra e paziente debbano mantenere una certa distanza va superata: è possibile e spesso auspicabile stringere un’amicizia con le persone nel disagio un rapporto di amicizia, cosa che non avviene quasi mai tra curanti e curati, ma che io ho iniziato a praticare spesso e volentieri dopo l’esperienza con Giancarlo.

Uno psichiatra per amico

L’idea che medico e paziente debbano mantenere una certa distanza “professionale” è molto diffusa, però forse un’amicizia tra i due potrebbe giovare la persona nel disagio.

Frenesie d'Oriente

Spesso la nostra visione eurocentrica del mondo ci porta a pensare alle nostre città come più organizzate, grandi e funzionali rispetto a quelle orientali, ma è davvero così?

I pari impari

Sono tantissimi i film in cui nel rappresentare i giovani automaticamente si mostrano gruppi più o meno popolari di ragazzi che si escludono a vicenda; ma l’appartenenza a questi gruppi porta a una vita più piena o riuscita?