Il racconto di Ornella
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Sono nata nel 1965 in un piccolo paese di montagna, quando ero ragazza, quindi negli anni 80, non ho mai avuto modo di conoscere o frequentare un immigrato di alcuna nazionalità. Quando per la prima volta ho iniziato a sentir parlare di albanesi l'idea che mi è stata data era che fossero persone pericolose, dalle quali stare alla larga.
La prima famiglia di albanesi l'ho conosciuta dopo essermi sposata: lei una donna molto dolce e simpatica, lui un gran lavoratore. Ecco quindi che dopo averli conosciuti il pregiudizio che nella mia testa si era creato è svanito, o per lo meno così credevo…
Alcuni anni fa venivano da me a pulire il camino due ragazzi, uno di loro era un giovane albanese, bello e anche simpatico. Ci conoscevamo ormai da alcuni anni quando una sera ero con mio marito in un bar e vedo entrare un giovane tirato a lucido, sorriso smagliante, anelli al dito. Lo guardo e mi sembra di conoscerlo, ma non metto subito a fuoco: il movimento interiore immediato è di disagio, una voce nella mia testa mi dice: “ecco uno da cui stare alla larga”. Bè era lui, il ragazzo che mi puliva il camino.
Con questa seconda esperienza mi sono resa conto di quanto i pregiudizi si possano radicare a livello del subconscio anche quando pensiamo di essercene finalmente liberati.