Il racconto di Camilla
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Fino al liceo non ho mai avuto compagni di classe stranieri e quindi, nonostante sapessi che gli stereotipi che si sentono in giro non rappresentano la verità, non avevo nessun altro tipo di riferimento per sviluppare un’idea diversa da quella che mi veniva presentata dalla società.
Quando ero piccola ad esempio per imitare i cinesi si parlava sostituendo la lettera “r” con la “l” perché c’era questa convinzione che le persone asiatiche non sapessero pronunciare la “r”.
Al liceo ho conosciuto una ragazza di seconda generazione cinese, e un giorno sua madre parlando ha detto “ingrese” invece che “inglese”; a quel punto la mia compagna mi ha spiegato che in asia ci sono suoni diversi e che quindi parlando l’italiano o una qualsiasi altra lingua occidentale è facile confondersi.
Conoscendo meglio questa ragazza e studiando il cinese ho imparato a vedere le cose in un modo diverso e quindi ad abbandonare quegli stereotipi che ritenevo validi solo per ignoranza; soprattutto perché conoscendo una persona di cultura diversa si toglie la distanza “dall’altro” accentuata dagli stereotipi.